Social, ma non troppo

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Non amo molto i social. O, meglio, negli ultimi anni ho visto più limiti che vantaggi. Sono iscritta a Facebook dal 2009, ho un profilo Instagram da qualche anno, Twitter non mi attira particolarmente, la chat di WhatsApp la uso praticamente da quando è nata. Insomma, non sono proprio così asocial, ma diciamo la verità: ne farei volentieri a meno se non fosse che un lavoro come il mio non può prescindere da questi infernali meccanismi.

Facebook è la piattaforma che mi ha deluso di più. Nata e concepita originariamente come un mezzo per ritrovare compagni di scuola, amici e parenti lontani (e la funzione l’assolve a meraviglia), nel corso degli anni si è trasformata in uno sfogatoio di frustrazioni, odio sociale e violenza verbale. Quello che più detesto nella vita reale. Un fenomeno crescente dove basta un click per mettere alla gogna la vittima di turno, diffamare i nemici e illudersi di contare qualcosa, di avere voce in capitolo.

Per non parlare, poi, del cyberbullismo, così esteso tra i più giovani , fenomeno aberrante che ha portato anche a suicidi e traumi seri. Un problema in più, difficile da gestire, per genitori di adolescenti e insegnanti.

Ma è la tuttologia il vero male dei social. Dove ogni giorno si laureano medici, ingegneri, sismologi, psicologi ecc. E’ la vecchia storia degli italiani che, quando gioca la Nazionale, si sentono tutti allenatori. E’ davvero uno spasso – perché, naturalmente, meglio essere easy e non prendersi troppo sul serio – leggere tutte le soluzioni individuate per ogni problema di cui si dibatte. Fosse la cottura del pollo o la manovra finanziaria. Vere perle di saggezza in chiave social.

Cosa fare? Come gestire il mondo virtuale? Ognuno ha la sua ricetta. Per me ho scelto il basso profilo, che significa usare ogni strumento con parsimonia ma, soprattutto, con educazione. Questa, però, è come quel famoso coraggio manzoniano: se non ce l’hai non puoi dartela. Nella vita vera come in quella virtuale.

Ed ora, naturalmente, mi aspetto almeno… un like.

8 pensieri su “Social, ma non troppo

  1. Condivido quasi in toto ciò che scrive sui social, ma un pensiero mi induce in alcune riflessioni.

    “Ma è la tuttologia il vero male dei social. Dove ogni giorno si laureano medici, ingegneri, sismologi, psicologi ecc. E’ la vecchia storia degli italiani che, quando gioca la Nazionale, si sentono tutti allenatori.”

    Viviamo in una società dove i pareri e le pubblicazioni provenienti da alti pulpiti della cultura, o da personaggi con competenze, titoli accademici , specializzazioni e quanto basta per essere considerato il “guru” dell’argomento, che quanto viene detto o solennemente affermato, fa parte di convenienze, di interessi economici o di bottega, o peggio, a seconda di quanto si è intascato come compenso per rendere questo servizio. Per fare degli esempi,non si capisce ancora se la coltivazione della canapa è una opportunità o se fosse un flagello per l’umanità; non si capisce cosa è utile e cosa è dannoso in medicina, sull’alimentazione, o sulle ricette economiche, o dichiarazioni tecniche e di confomità smentite dagli eventi e che mai come in questi tempi figure di rilievo danno pareri contrastanti, e i risultati fallimentari sono sotto gli occhi di tutti. Anche nella vecchia storia degli italiani, non manca la sensazione, che allenatori con professionalità e grande esperienza, si siano fatti tirare la giacca da qualcuno o si sono fatti riempire qualche tasca di essa. La mancanza di affidabilità di questi strumenti, il titolato mercenario e la teoria di comodo è chiaro che inducono a discutere e a valutare le cose ad intuito, e anche se questo niente conta e niente vale, ma nell’insieme racchiude una verità e una realtà, che potrebbe essere raccolta e meno falsata. Forse meglio mi esprimo, se dico che il tuttologo del social, sia pure con limitate conoscenze, riesce a individuare con l’intuito la soluzione o il giudizio più valido fra quelli pubblicati e con la sensazione di averne raccolto quello valido..

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  2. Sembra strano ma vivo senza tv… senza tutta quella informazione, a volte disinformazione elargita da individui pagati per fornirla. Per questo motivo il web mi è amico, riesco a ricercare tutto ma occorre calma, pazienza e una dose forte di autocontrollo per non mandare a quel paese (sarebbe illegale ma spesso andrebbe fatto) chi aiuta a dilagare le false informazioni, chi le genera e poi nasconde la mano per vigliaccheria, ai bulli del web e a chi ne vuol far quattrini.

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    1. Vivere senza tv è da coraggiosi! Certo, c’è molta disinformazione, ma ognuno di noi dovrebbe avere la preparazione sufficiente per discernere e farsi una propria idea. Non è facile, però. Grazie del contributo!

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      1. È il ragionamento che ti porta all’idea, è il discutere che fa nascere nuovi argomenti. Da quella scatola puoi solo ascoltare cose che, forse, nemmeno ti interessano davvero.

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  3. Ogni strumento andrebbe utilizzato secondo le “istruzioni d’uso”. Credo che FB sia nato per creare relazioni positive fra le persone: conoscersi, ritrovarsi, scambiarsi velocemente le opinioni. Ma come tu dici, non sempre è così. Allora faccio una riflessione: se il vero volto di alcune persone( non tutte) è quello che emerge nascondendosi dietro una tastiera, abbiamo una rappresentazione dell’animo umano davvero sconfortante. Se attraverso FB si riesce a tirare fuori il peggio di se stesso vuol dire che dobbiamo rimodulare alcuni concetti di fondo che abbiamo nei confronti dei nostri simili.

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    1. Perfettamente d’accordo. Dobbiamo riflettere molto sui comportamenti, che sicuramente vengono esasperati dalle dinamiche dei social. Io li paragono a quelli del “branco”, ma c’è anche un problema serio di impunità quando si compiono dei reati (soprattutto la diffamazione aggravata): pochi quelli che denunciano e leggi scarsamente efficaci. Grazie del contributo!

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    2. Non è detto che il nascondersi dietro una tastiera sia solo per scopi maligni e litigiosi. A volte può essere un bene nascondersi.

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