Io, Francis e gli scialatielli

Alfredo Colle ha conquistato il titolo di cuoco regionale più bravo di Italia

Alfredo Colle

Scialatielli  ai frutti di mare e parmigiana di melanzane con sgombro. Sono i piatti capolavoro che hanno permesso ad Alfredo Colle, della Campania, di diventare lo chef regionale più bravo di Italia nella trasmissione condotta da Alessandro Borghese su TV8. A “Cuochi di Italia”, Alfredo Colle ha conquistato i giudici “stellati” Gennaro Esposito e Cristiano Tomei, ma soprattutto il pubblico televisivo per la sua simpatia e per la sua umiltà. Una caratteristica, quest’ultima, che Colle ritiene indispensabile, insieme all’amore e alla passione per il cibo, per essere un buon cuoco. 46 anni, nato a Napoli e cresciuto a Pozzuoli, lo chef (che però preferisce definirsi “un cuoco che ama il suo lavoro”) è tornato in Italia da poco (per amore!) dopo lunghi anni di esperienza nelle cucine di Parigi, Singapore e degli Stati Uniti dove è stato per quattro anni il personal chef del grande regista Francis Ford Coppola. Lo incontro mentre si trova a Milano, dove attualmente lavora per la catena di ristoranti “Grill Inn Store Pogliano” diretta da Roberto Zanchetta, chef per venti anni degli stilisti Dolce e Gabbana.

La tua cucina ha risentito delle contaminazioni dei Paesi in cui hai lavorato?

Moltissimo, perché i prodotti italiani che giravano a quei tempi erano pochi, solo ultimamente la cultura della nostra cucina si è sviluppata all’estero.

Come valuti la tua esperienza all’estero? E’ molto diverso rispetto al lavoro in Italia?

Soprattutto gli Stati Uniti, dove sono stato per 14 anni senza mai tornare a casa, offrono molte opportunità lavorative se si vuole crescere professionalmente. Purtroppo, invece, in Italia si è solamente un numero. Ora però voglio concentrarmi e fare un salto di qualità, continuando ad imparare e a crescere.

La vittoria a “Cuochi di Italia” ti ha dato una grande visibilità. E’ stato importante per la tua professione?

 Mi sono messo in gioco, mi serviva perchè una volta tornato in Italia non mi sentivo apprezzato, ho avuto anche qualche umiliazione. Ma non mi sentivo forte, ho affrontato ogni prova con l’ansia, ci ho creduto davvero soltanto alla finale quando ho avuto volti alti per gli scialatielli. Ero lì per farmi giudicare, per imparare e ricevere critiche costruttive, non per diventare famoso. Sono uno che vola basso e quando ho pianto in trasmissione era commozione vera. Certo, mi ha fatto piacere essere riconosciuto e ricevere tanti complimenti dopo la trasmissione, ma è stata soltanto una bella esperienza, vado avanti con il mio lavoro mettendoci il cuore. Vedi, Daniela, quando io cucino mi immagino di essere a tavola con il cliente, che è al centro di tutte le mie attenzioni. Devo fare il possibile per farlo mangiare bene, questo è l’unico obiettivo.

Un tuo piatto creato di recente?

 La tartare di salmone marinato nella tequila con riso venere e riso con zafferano. La presenza di riso giallo e riso nero, che crea un forte contrasto, offre uno spettacolo anche per gli occhi. 

Quali sono i colleghi che apprezzi di più?

 I miei idoli sono Antonino Cannavacciuolo, Alessandro Borghese e Gennaro Esposito.

Cosa c’è nel futuro immediato dello chef Colle?

 Sto lavorando su alcuni progetti. Sono impegnato con “Campania Golosa”  che riguarda i prodotti tipici della mia terra e con l’amico  Roberto Zanchetta, che mi ha sempre aiutato molto, sto organizzando un viaggio negli Stati Uniti. Nei giorni scorsi mi sono sentito con persone con cui ho lavorato lì, è stato bello, mi hanno commosso quando hanno detto che mi aspettano… a casa.

E’ evidente che gli Usa sono rimasti nel tuo cuore. Ci torneresti a lavorare?

Mai dire mai, diciamo che ho lasciato una porta aperta. 

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