Quando Justin Mitonga mi chiede l’amicizia su Facebook, riconosco subito quella foto, rubata ad un attore dell’Azerbaijan per truffare numerose donne con false promesse di matrimonio e ingannevoli storie di amore. Sono le cosiddette truffe “romantiche”, che di romantico non hanno nulla. Un’immagine, tra le più utilizzate dall’organizzazione criminale che si cela dietro questi raggiri, resa pubblica dalla trasmissione “Chi l’ha visto?” insieme a decine di altre foto rubate a personaggi in vista per estorcere denaro a donne sole e psicologicamente fragili. Una foto, quella che nel mio caso risponde al nome di Justin Mitonga, scelta anche per far innamorare Caterina. Lei, una semplice pensionata, per trovare i diecimila euro che chiedeva Matteo, il suo innamorato in rete, è arrivata a indebitarsi. Una volta ottenuto i soldi, ovviamente Matteo è sparito e Caterina, resasi conto di essere stata vittima di una truffa, si è lasciata morire. Per la vergogna e per la delusione.
Il mio primo istinto è quello di eliminare la richiesta. Poi prevale la curiosità del mestiere. E la voglia di capire come agiscono questi criminali del web, collegati alla mafia nigeriana, in grado di far cadere in trappola un’infinità di donne (ma tra le vittime ci sono anche molti uomini) pronte a sborsare migliaia di euro pur di accontentare un sedicente promesso sposo.
Accetto l’amicizia di Justin Mitonga e controllo subito il suo profilo Facebook. Non c’è traccia di altre amicizie o di post. Il motivo lo spiega lui alla prima chat che non tarda ad arrivare: è da poco su Facebook, si è iscritto per conoscere gente dopo la separazione dalla moglie ed è rimasto colpito da me. Si presenta come un ingegnere edile, francese, in cerca di nuove amicizie. Naturalmente vuole sapere tutto di me. Mi spaccio per romana, titolare di un negozio di abbigliamento, anch’io separata.
Tutto come da copione. Justin è gentile, premuroso, si fa vivo un paio di volte al giorno interessandosi della mia giornata di lavoro, chiede continuamente come sto, si dice contento di avere questa nuova amicizia.
Al quarto giorno di “amicizia” invia la “sua” foto con i “suoi” tre figli. Anch’essa rubata all’attore. Dice di essere innamorato dei suoi ragazzi, accreditandosi così anche come papà affettuoso. Quando gli faccio i complimenti per la bellezza dei figli, rinomina il mio profilo con il nome “Il mio amore”. Poi sparisce per un paio di giorni. Quando riappare, mi spiega che ha avuto problemi con la connessione Internet, di non averla potuta rinnovare per un momentaneo problema economico. Aggiungendo che, pur di sentire il suo amore (che sarei io), sta usando la connessione di un vicino di casa.
Dopo una settimana, comincia ad inviare cuoricini e a pronunciare frasi d’amore. Faccio la difficile, chiedo perché si espone così tanto dal momento che non ci conosciamo. Mi telefona con messenger, non rispondo, gli scrivo di essere molto impegnata. Lui è comprensivo, si scusa e mi chiede di metterci in contatto con Hangout per conoscerci meglio. Prendo tempo, gli dico che possiamo farlo anche su messenger. Risponde che in questo modo viene disturbato da troppe notifiche, mentre il suo desiderio è quello di parlare con me nella massima tranquillità.
I contatti vanno avanti per una quindicina di giorni durante i quali Justin insiste per conoscere il mio indirizzo di posta elettronica così da accedere alla chat Hangout. Io temporeggio. Per convincermi, intensifica le sue dichiarazioni d’amore, mi riempie di attenzioni, si dice innamorato pazzo. Continuo a stare al gioco.
A questo punto, però, l’account di Justin Mitonga viene disattivato. Non so cosa sia accaduto. Forse ha avuto problemi con altri contatti, potrebbero averlo scoperto, oppure ha visto bene il mio profilo – mi sono accorta che da qualche giorno segue le mie storie – scoprendo che lavoro faccio veramente. Un mestiere rischioso, per gente come lui.
Al termine di questa esperienza, trovo incredibile che, nonostante questa foto rubata e molte altre siano ormai di dominio pubblico, si continui ad utilizzarle per ingannare donne indifese di tutto il mondo. Nella giungla che è diventato il web, queste truffe – le indagini hanno appurato che partono soprattutto dalla Costa d’Avorio – sono sicuramente tra le più odiose perché vanno a colpire i sentimenti di persone vulnerabili, facilmente raggirabili con precise tattiche psicologiche, evidentemente ben studiate.
Ma il mio pensiero va soprattutto a Caterina, morta perché ha visto naufragare il suo sogno d’amore, e a tutte le altre donne prese in giro nella maniera più ignobile.
Disoccupazione e deindustrializzazione, un binomio
strettamente collegato nella maggior parte dei territori interessati da un
massiccio insediamento di industrie impiantate in breve tempo. La provincia di
Frosinone è una di queste aree poco felici anche se cinque decenni fa, nella
fase ascendente del processo di industrializzazione, sembrava proiettata verso
un futuro di ricchezza e benessere. Non è andata così come purtroppo sanno le
migliaia di lavoratori ciociari che hanno perso il posto nei periodi più bui
delle varie crisi che hanno investito il nostro Paese dalla fine del “boom”
economico dei Sessanta ai nostri giorni, l’ultima delle quali (forse la
peggiore in assoluto) iniziata nel 2008. Oggi il Consorzio
Industriale frusinate, articolato in 4 agglomerazioni, vede nell’agglomerato
industriale del Capoluogo 588 aziende insediate e 36 dismesse; in quello di
Anagni 161 aziende insediate, 3 dismesse; in quello di Ceprano 53 aziende
insediate, 2 dismesse; in quello di Sora-Isola Liri 182 aziende insediate, 3
dismesse. Sono 44, pertanto, gli stabilimenti che hanno cessato definitivamente
la produzione. E altri rischiano la stessa fine.
Per comprendere le dimensioni di un fenomeno apparso inarrestabile fino a pochi anni fa, ma che nell’ultimo triennio sembra mostrare una piccola positiva inversione di tendenza, è necessario fare ricorso ai numeri. Significativi, in proposito, sono due “report” pubblicati dal Centro Studi “Impresa Lavoro” e del Sole 24 Ore diffusi alla fine dello scorso anno. Il primo riguarda lo stato dell’occupazione in Italia tra il 2016 e il 2017 ed è stato realizzato sull’elaborazione di dati dell’Istat, analizzando la situazione di 99 province italiane.
I dati generali dicono che dal 2016 al 2017 il numero degli occupati in
Italia è passato da 22.757.838 a 23.022.959, con un aumento di 265.121 unità (+1,2%).
Una crescita che non è però distribuita in modo equilibrato e uniforme sul
territorio nazionale. Sempre nell’ambito dei grandi numeri, il “report” evidenzia
che, rispetto all’anno precedente, nel 2017 l’occupazione è aumentata in 57
province ed è diminuita nelle altre 42. Restringendo il focus al Centro Italia
e in particolare al Lazio emerge che la provincia di Frosinone registra il dato
peggiore nell’occupazione, con 4.027 unità in meno rispetto al 2016.
Seguono Viterbo e Rieti, che hanno perso rispettivamente 490 e 242 unità,
mentre nel biennio 2016/2017 possono gioire soltanto le province di Roma e
Latina, la prima con 36.224 occupati in più, la seconda con 10.279.
Non sarebbe difficile commentare le fredde cifre estrapolate dal Centro Studi “Impresa Lavoro” affermando che la nostra provincia, oltre a essere l’ultima del Lazio, mostra un quadro ancora a tinte fosche. Ma non basta. La Ciociaria risulta fra le peggiori delle 99 province italiane prese in esame. Soltanto Forlì, Cesena, Lecce, Lucca e Ancona la scavalcano sui dati negativi dell’occupazione. E non può consolare il fatto che quella di Frosinone sia la prima a livello nazionale per il calo della Cassa integrazione. Infatti, spesso alla Cig seguono i licenziamenti, come è già accaduto in tante aziende.
Le proposte per uscire
dalla crisi e aumentare l’occupazione
In un contesto del genere, diventa un imperativo categorico arginare l’emorragia di posti di lavoro, che altrove è stata comunque frenata. Il segretario regionale della Cisl, Enrico Coppotelli, rivendica il ruolo del suo sindacato nell’approvazione dell’Accordo quadro per gli ammortizzatori sociali relativi all’Area di Crisi industriale Complessa siglato da Regione Lazio e organizzazioni sindacali. Accordo che ha permesso di garantire la sopravvivenza economica dei lavoratori rientrati nella mobilità in deroga nel Nord della nostra provincia e che la Cisl ritiene fondamentale per il sostegno al reddito. Anche se lo stesso Coppotelli in proposito ha dichiarato: <La nostra azione non si è esaurita con il perfezionamento di questo importante accordo, ma si rivolge a tutti coloro che in Ciociaria non hanno potuto beneficiare di alcuna forma di sostegno al reddito. Stiamo individuando percorsi in grado di includere nuovamente tutti i lavoratori disoccupati, in particolare quelli del Sorano e del Cassinate. La Cisl ha fatto suonare più volte la sirena per dirigere il comparto produttivo verso il 4.0; ha accolto la proposta degli Stati generali della provincia di Frosinone; ha prospettato il Manifesto dell’Attrattività territoriale; ha rivendicato accordi che restituissero dignità a lavoratori ed ex lavoratori coniugando le politiche attive e passive del lavoro con i tirocini extracurricolari per i percettori di mobilità in deroga nelle aziende e negli enti locali, ma anche per gli Over 60. Ma non ci siamo fermati qui – conclude il segretario regionale della Cisl – Per arginare la crisi del lavoro la nostra organizzazione sindacale ha partecipato alla costruzione delle Reti di Protezione sociale con i quattro Distretti socio-assistenziali e sanitari, attraverso la contrattazione dei Piani sociali di Zona grazie ai quali vengono realizzate le politiche inclusive prima con il Sia. Ovvero il Sostegno per l’Inclusione attiva e adesso con il Rei, il Reddito di Inserimento. Ma per dare un concreto sviluppo al nostro territorio bisogna andare oltre e realizzare una crescita sostenibile, equilibrata e inclusiva soprattutto dei giovani, i più colpiti dalla disoccupazione. Non dimentichiamo, infatti, che la condizione giovanile nella nostra provincia è preoccupante, con quasi il 50% dei ragazzi e ragazze tra i 15 e i 29 anni in cerca di un lavoro. Mentre sono addirittura il 24,4% quelli che non studiano e non lavorano>.
C’è invece chi propone, come il consigliere provinciale e comunale del capoluogo
Danilo Magliocchetti, la creazione di una “Task force regionale per
l’occupazione”, incaricata di affrontare le vertenze e i tavoli di crisi in atto
soprattutto nell’Area di Crisi industriale complessa del Frusinate. <Si
tratta di un organismo – spiega il rappresentante di Forza Italia – dotato di
competenze e professionalità, che dovrà realizzare una innovativa e indispensabile
azione di raccordo permanente tra Istituzioni regionali, Province, Invitalia, Ministeri,
sindacati e organizzazioni di categoria, specificamente mirata ad arginare le
crisi aziendali>.
La soluzione avanzata da Magliocchetti potrebbe funzionare anche perché,
come abbiamo detto, nel Lazio sembra in atto un piccolo boom economico collegato
crescita delle province romana e pontina, che hanno fatto registrare 189mila e
15mila posti di lavoro in più rispetto al 2008 nel biennio 2016/17. Numeri
senza dubbio significativi, che hanno suscitato il commento più che ottimistico
del presidente Nicola Zingaretti: <Il Lazio è la prima regione in Italia per la
crescita dell’economia. A trainare lo sviluppo e il lavoro sono soprattutto le
province di Roma (prima in Italia), di Latina e di Viterbo.Finalmente
la nostra Regione non è più un esempio negativo, ma addirittura protagonista
della rigenerazione italiana>.
Senza voler confutare il valore di certe cifre, ci sembra un po’ troppo
trionfalistico il tono usato dal governatore laziale. Soprattutto se
confrontato con la situazione occupazionale di un’area economicamente
strategica per la provincia di Frosinone e dell’intera regione, il Cassinate. I
Centri per l’Impiego di Cassino, infatti, dicono che nella Fca, l’azienda più
grande del territorio, e nel suo indotto i posti di lavoro non crescono. Anzi,
i 532 dipendenti rimasti fuori dallo stabilimento ex Fiat nell’ottobre scorso
sono la punta di un pauroso iceberg. Lo confermano i dati dei citati Cpi, ma
anche la ricerca del Sole 24 Ore, che attribuisce alla Ciociaria un -2,2% per
l’occupazione nel biennio già indicato. Il quotidiano economico ha esaminato la
situazione delle province caratterizzate dalle Aree di crisi complessa, fra le quali non manca la Ciociaria.
In proposito, nei 32 Comuni che fanno riferimento al Centro per l’impiego
di Cassino si contano 35mila disoccupati, su una popolazione di circa 100mila
abitanti. Quindi, un terzo degli abitanti non ha un lavoro. Antonio Massaro, responsabile dell’ufficio,
spiega il perché dell’aumento dei disoccupati nel Cassinate e delle aziende,
anche quelle che avrebbero bisogno, che non assumono per i costi sono troppo
alti.
<E’ un problema territoriale estremamente
grave a causa soprattutto della crisi dell’indotto Fca – afferma Massaro – Dietro
agli oltre 500 lavoratori che qualche mese fa non si sono visti rinnovare il
contratto e che adesso sono confluiti in un bacino al quale l’azienda dovrà
attingere per le nuove assunzioni, ci sono circa duemila dipendenti delle
aziende che ruotano intorno allo stabilimento automobilistico di Piedimonte San
Germano, che si sono ritrovati anche loro senza una occupazione. Sono le
cosiddette ditte “satellite”, che nel bene e nel male risentono di quanto
avviene nell’universo Fca e nell’ultimo biennio hanno perso numerosi posti>.
Nonostante qualche segnale di
ripresa per lo stabilimento Fca, con la conferma dei 300 dipendenti ai quali
sarebbe scaduto il contratto in questo mese di gennaio, il responsabile del
Centro per l’Impiego di Cassino non vede prospettive rosee per il futuro: <Il problema non è soltanto del territorio e delle nostre
aziende – aggiunge – ma dell’Italia intera. Gli imprenditori si lamentano
perchè non ci sono incentivi, non c’è un programma occupazionale o di norme che
li sostengano. E se qualcuno ha bisogno di assumere non lo fa, perché i costi
sono elevatissimi>.
La provincia di
Frosinone Area di Crisi Complessa
Altri numeri che confermano questa analisi sono quelli pubblicati dal
quotidiano economico Il Sole 24 Ore. Dicono che nel 2007 il tasso di
occupazione nella nostra provincia era del 50,9%. Nel 2017 è sceso al 48,7% con
una differenza di oltre due punti. Invece, sempre nel decennio 2007-2017, è
aumentato l’export, passato dai 2,5 miliardi di dodici anni fa a 7,4. Mentre le
province italiane riconosciute dal Governo come Area di Crisi complessa sono 19, fra le quali ovviamente quella
ciociara. L’analisi pubblicata dal quotidiano del Nord fa risaltare la mancanza di
crescita in 15 di queste province, compresa Frosinone. Nelle altre 4, la
percentuale maggiore del tasso di occupazione è stata registrata nell’Area di
crisi complessa di Venezia-Porto Marghera.
I dati del Sole 24 Ore sono stati esaminati e
commentati dal presidente di Unindustria Frosinone Giovanni Turriziani, il quale non molto
tempo fa rilasciò questa dichiarazione alla stampa: <La nostra economia attualmente viene trainata dai settori
farmaceutico e dell’industria automobilistica, entrambi protagonisti della
crescita relativa all’export. Riguardo al tasso occupazionale in calo, dopo la
“Call for proposals” con la
quale vengono invitate le aziende a presentare le loro proposte, sono state
ritenute idonee 19 manifestazioni d’interesse, che in prospettiva potrebbero
creare da sole circa 500 nuovi posti di lavoro in diversi settori>.
Un’altra ricetta contro la disoccupazione la suggerisce
la Ugl, che addirittura propone il ritorno della Ciociaria nella ex Cassa per
il Mezzogiorno. L’idea viene esposta dal segretario provinciale del sindacato
Enzo Valente, il quale critica il limiti di un sistema <che non produce né lavoro né benessere>.
Anche Valente prende in esame i numeri dell’Istat elaborati dal Centro Studi
Impresa Lavoro e li commenta così: <Il dato relativo alla disoccupazione in
provincia di Frosinone, dove si sono persi oltre 4mila posti in un anno,
confermano come il nostro territorio sia molto più simile alle caratteristiche
del Sud che del Centro-Nord. La ripresa, per quanto se ne dica, non c’è stata affatto.
E se quella nazionale in questi ultimi anni è un riflesso europeo, a Frosinone
non arriva neppure quello. Infatti – rimarca il segretario della Ugl – la maggior parte dei posti di lavoro creati in
pochi anni come risultato della deregolamentazione attuata dalle ultime
riforme, sono di poche ore, a chiamata, a tempo determinato e producono buste
paga da fame. Soltanto quando ci sarà una crescita che si avvicina al 2% si
avranno posti di lavoro effettivi. Al di sotto di questa soglia si tratta soltanto
di ricambio generazionale e precariato. L’Italia del dopo crisi non si è mai
minimamente avvicinata al dato di crescita del prodotto interno lordo. In
provincia di Frosinone uno dei settori ancora trainanti, quello farmaceutico,
offre risvolti occupazionali bassi essendo un comparto ad altissima incidenza
tecnologica che richiede poca manodopera. In futuro – prosegue Valente – sarà
così anche per altri comparti a causa della robotizzazione, dell’informatizzazione,
della digitalizzazione: ovvero la quarta Rivoluzione industriale destinata ad
espellere sempre più lavoratori dal ciclo produttivo>. Dunque, secondo il
segretario provinciale del sindacato <bisogna riflettere sul nuovo sistema
di welfare, una situazione che va affrontata in modo differente rispetto alle
ricette messe in campo negli ultimi anni, che non portano soluzioni positive>.
Da qui la proposta di Valente che potremmo definire clamorosa: <E’
necessario impegnarsi da subito per riportare la provincia di Frosinone nella
ex Cassa del Mezzogiorno. Gli indicatori economici ci accomunano
inevitabilmente alle province del Sud, pertanto è anche giusto che possiamo
usufruire degli stessi benefici e delle stesse opportunità>.
In tale ambito, tornando alla
ricerca di “Impresa Lavoro”, questa indica che nel Mezzogiorno abbondano le
province con un saldo occupazionale negativo rispetto agli anni pre-crisi.
Particolarmente significativi i dati di Palermo (-39.526),
Barletta-Andria-Trani più Bari e Foggia (-38.607), Messina (-32.350), Cosenza
(-26.849), Lecce (-25.891) e Napoli (-25.693). Appare molto negativa anche la
performance delle province sarde aggregate, che insieme perdono 43.734 posti di
lavoro rispetto al 2007. E mentre al Nord quelle con il peggiore saldo
occupazionale sono Genova (-14.069), Udine (-11.627), Imperia (-10.705) e
Rovigo (-10.018), al Centro spiccano Ancona (-14.089), Pesaro Urbino (-10.718)
e purtroppo Frosinone (-9.495).
L’ex Casmez diventerebbe
quindi un toccasana per le nostre industrie? Difficile prevederlo in un
contesto economico profondamente trasformato rispetto agli anni
Cinquanta-Sessanta, quando la Cassa del Mezzogiorno risollevò il territorio
ciociaro (anche creando parecchie cattedrali nel deserto). Ma, vista la
persistenza dell’attuale congiuntura, la soluzione indicata da Valente potrebbe
anche funzionare. In altre parole, tentar non nuoce.
Stefano Pietta è nato, 34 anni fa, con una tetraparesi spastica e si muove con la sedia a rotelle da sempre. La sua disabilità motoria non gli impedisce, però, di coltivare tante passioni, in primis quella della radio. Tanto che ne ha una tutta sua, l’emittente web Hobby Steradiodj, che trasmette ogni giorno dalle 10.30 alle 23 da Manerbio (provincia di Brescia), direttamente da casa Pietta.
Stefano ha frequentato le scuole dell’obbligo servendosi fin dalla prima elementare di un computer per scrivere e ha poi conseguito brillantemente (99/100) il diploma di tecnico della gestione aziendale. Dalla sua abitazione manda in onda musica, trasmissioni e interviste con una mission prioritaria: sensibilizzare il pubblico sulla disabilità. <Questo è il mio primo obiettivo – spiega dal suo studio attrezzatissimo – perché la disabilità è una bellissima parte del mondo. Nel 2013, infatti, ho deciso di aprire una radio dopo aver conosciuto un ragazzo di Brescia non vedente che gestisce la radio web Giuliradio. La mia disabilità mi piace – continua Stefano – ed è la mia forza, mi invoglia a mettermi in gioco e la radio è un modo per farlo>.
Ho conosciuto Stefano dopo che ha inviato un appello al gruppo Facebook dei Giornalisti Italiani chiedendo di essere contattato perché anche il giornalismo è una sua passione (<Mi piace conoscere il vostro mondo>). Un ragazzo animato da una curiosità che tutti dovremmo avere, impiegato informatico per una fonderia di acciai speciali con il telelavoro, che ama anche il calcio (è stato aiuto allenatore in diverse squadre giovanili), andare per concerti, incontrare artisti (ne ha conosciuti tanti, tra essi Ligabue, De Gregori, Baglioni, Venditti, Zucchero, Jovanotti, Laura Pausini, Gianna Nannni) e con <tantissima voglia di fare nuove amicizie e avere nuovi contatti>.
Attivissimo sui social, Stefano Pietta è sostenuto in tutto e assistito h24 dai genitori pensionati. E per il futuro cosa sta progettando, con la sua intraprendenza ed entusiasmo da vendere? <Nessun progetto specifico, ma continuerò a mettermi in gioco per superare le difficoltà di tutti i giorni>.
Prima di lasciarci, Stefano si raccomanda di far sapere a tutti come sentire la sua voce nel web. <Per ascoltarmi e avere info da dispositivi fissi: www.steradiodj.it o direttamente dalla pagina Fb di steradiodj entrando nella scheda Player Radio. Per ascoltarmi e avere info da dispositivi mobili: www.steradiodj.it oppure scaricate dal vostro mobile store, le app gratuite e personalizzate chiamate STERADIODJ per android e apple. Per chi ha invece windows phone o altri dispositivi mobili, è possibile scaricare sempre dal vostro mobile store, l’app gratuita TUNEINRADIO e nell’elenco stazioni al suo interno, cercare STERADIODJ. E’ possibile ascoltarmi anche direttamente dalla pagina fb di steradiodj entrando nella scheda Player Radio. La radio presenta anche un canale youtube a nome STERADIODJ, dove periodicamente vado a caricare delle video interviste a ospiti>.
Vi consiglio caldamente di ascoltarla, questa radio speciale, e soprattutto di contattare Stefano e parlare con lui. Ha molto da insegnare.
I medicinali curano le malattie, i libri possono curare l’anima. E ci sono farmacie e farmacie. A Firenze è nata quella Letteraria, ideata da Elena Molini (nella foto in basso a sinistra), 35 anni e grandi idee. Nella immediata periferia del capoluogo toscano, zona Gavinana, mi accoglie con un grande sorriso e quasi sorpresa dell’interesse che la sua libreria, aperta soltanto l’8 dicembre scorso, sta suscitando.
La Piccola Farmacia Letteraria, via di Ripoli al numero 7, sta in pochi metri quadrati (appena 35) ma è ben stipata, con i suoi 5.000 testi messi a disposizione degli appassionati della lettura e di chi è in cerca di alleviare i propri stati d’animo. Tristezza? Depressione? Crisi adolescenziali? Stress da lavoro? Niente paura, sugli scaffali di questa inedita di libreria c’è il rimedio. Con tanto di “bugiardino”, il foglietto illustrativo contenente indicazioni, posologia, effetti collaterali. Sono ben sessanta le categorie individuate da Elena Molini, dentro le quali si possono scegliere i libri più adatti al proprio malanno.
Mentre parliamo di come è nata l’idea, sono in molti a varcare la porta della “farmacia”, curiosi di visitare l’innovativa libreria che già spopola sui social. Elena spiega: <Per quattro anni ho lavorato per una catena di libri e per la mia libreria mi sono ispirata proprio a ciò che mi chiedevano i clienti. “Ho un amico che sta giù perché lasciata dalla fidanzata ,”Da qualche giorno sono triste”, che lettura mi consigli? L’idea è nata così, convinta che leggere può davvero alleviare i propri stati emotivi. Sono stata aiutata, per le patologie più serie, da due psicologhe che sono mia sorella e un’amica. Sono soddisfatta di come è stata accolta la mia attività, sinceramente non mi aspettavo tanto interesse, soprattutto perché sta arrivando molta gente da fuori Firenze>.
I clienti sembrano entusiasti e divertiti. C’è anche chi dice: <E’ tanto che non compro un libro, ma adesso sono molto motivata a farlo>. E se la cultura si diffonde anche così, in un Paese dove si legge poco o niente, ad Elena va un forte applauso. E un grazie di cuore.