
Ogni due giorni e mezzo in Italia viene uccisa una donna. Sta nella crudezza di questa statistica l’entità del fenomeno del femminicidio, come si definisce l’omicidio di una donna in quanto tale. Dati che vanno ad incrementare quando si tiene conto delle varie forme di violenza, sia fisica sia psicologica, che quotidianamente le donne subiscono.

Se ne è parlato sabato scorso a Fiuggi nel convegno “M’ama non m’ama” organizzato dal centro antiviolenza “Fammi rinascere”, con interventi della responsabile Michaela Sevi, sociologa e assistente sociale, delle psicologhe Nadia Loreti e Roberta Cassetti e dell’avvocato Donatella Ceccarelli e i saluti, per conto del Comune termale, del vice sindaco Marina Tucciarelli e dell’assessore Simona Girolami.

Dal primo contatto con la vittima che si rivolge al numero verde del centro alla legislazione che regolamenta i reati connessi alla violenza sulle donne, passando per le dinamiche che si sviluppano nelle coppie a rischio e ai numeri agghiaccianti di quella che è diventata una vera e propria emergenza sociale, il centro di Fiuggi ha offerto ancora una volta l’occasione di riflettere, evidenziando la necessità di non abbassare la guardia e di fare rete per combattere una guerra spesso invisibile ma cruenta. Un impegno che deve essere assunto da tutti. Da una società intera.
I dati più recenti dell’Istat parlano chiaro: il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila).
Ha subìto violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner il 13,6% delle donne (2 milioni 800 mila), in particolare il 5,2% (855 mila) da partner attuale e il 18,9% (2 milioni 44 mila) dall’ex partner. La maggior parte delle donne che avevano un partner violento in passato lo hanno lasciato proprio a causa della violenza subita (68,6%). In particolare, per il 41,7% è stata la causa principale per interrompere la relazione, per il 26,8% è stato un elemento importante della decisione.
Il 24,7% delle donne ha subìto almeno una violenza fisica o sessuale da parte di uomini non partner: il 13,2% da estranei e il 13% da persone conosciute. In particolare, il 6,3% da conoscenti, il 3% da amici, il 2,6% da parenti e il 2,5% da colleghi di lavoro.
Numeri dietro ai quali ci sono volti, storie, sofferenza, solitudine e le difficoltà di una società ancora poco reattiva a un fenomeno che è soprattutto culturale, nonostante nel tempo siano comunque cresciute sensibilizzazione e informazione. Ecco perché è importante parlarne, diffondere messaggi chiari e mirati, lavorare su più fronti per aiutare chi è la vittima innocente principale, ma anche chi quella violenza la subisce indirettamente. Come i bambini costretti a vivere in un ambiente violento o, nel peggiore e più frequenti dei casi, da orfani con la mamma morta e il padre in carcere.