La battaglia per Fortuna, uccisa di botte dal marito

Fortuna Bellisario è una delle tante, troppe donne uccise dal proprio uomo. Aveva 36 anni, tre figli di 7, 10 e 11 anni, una casa popolare in via Mainella a Napoli e un marito che la picchiava perché accecato dalla gelosia.

Il 7 marzo 2019, il giorno prima della festa delle donne, Vincenzo Lopresto ha impugnato una stampella ortopedica in ferro e ha colpito Fortuna fino ad ucciderla. Poi ha chiamato i soccorsi. Inutili.  

La prima ispezione del corpo ha evidenziato le conseguenze dei maltrattamenti subiti per anni. Soprattutto lividi e zone del cuoio capelluto scoperte. Segni pregressi delle botte che sono state una costante nel matrimonio di Fortuna e Vincenzo. Fino alla morte.  

Una morte che, secondo i giudici, non è stata provocata volontariamente. Lopresto,  infatti, è stato giudicato per omicidio preterintenzionale: rito abbreviato e una condanna di primo grado a 10 anni di reclusione. Ma Vincenzo, l’uomo ossessionato dalla gelosia, in carcere c’è stato ben poco.

Dopo neanche due anni, nei giorni scorsi è stato messo agli arresti domiciliari, che sconterà nella casa della madre nel rione Sanità. Una decisione, presa perché l’uomo non è ritenuto pericoloso socialmente, che ha indignato parenti e amici della donna. Una decisione fortemente contestata anche con manifestazioni e striscioni davanti al tribunale e contro la quale si sta battendo l’associazione “Le forti guerriere” di Napoli.

“Non vogliamo vendetta – dicono le rappresentanti dell’associazione – ma la giustizia non può far lasciare il carcere così presto ad un uomo che ha sempre picchiato la moglie fino al tragico epilogo”.

Una battaglia che è appena all’inizio. Per Fortuna, per tre bambini rimasti orfani e per tutte le donne uccise che non hanno ottenuto giustizia.                    

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