La scelta profonda di vivere in clausura

Il monastero di Santa Chiara di Anagni accoglie, tra le sue antiche mura, tre nuove sorelle che faranno voto di povertà, castità, obbedienza e clausura. 

Sono suor Beatrice, suor Noemi e suor Cecilia, tutte provenienti dal Nicaragua, che durante la cerimonia prevista nella Cattedrale di Anagni venerdì 11 febbraio alle 17.30, presieduta dal vescovo Lorenzo Loppa, abbracceranno la professione temporanea. Una scelta di vita, quella della clausura, profonda e particolarmente significativa, soprattutto in un momento di crisi delle vocazioni.

Nel convento dedicato alla santa di Assisi, vivono diciotto suore guidate dalla giovane abadessa Madre Fedele Subillaga, anche lei proveniente dal Nicaragua, definita «una monaca spontanea, umile e molto materna che ha il dono di coltivare i talenti delle figliole per farli fiorire, con la grazia di Dio, alla luce della vita consacrata». E su quest’ultima, Madre Fedele si esprime con le parole di Papa Francesco: «La vita consacrata è questa visione. È vedere quel che conta nella vita. È accogliere il dono del Signore a braccia aperte, come fece Simeone. Ecco che cosa vedono gli occhi dei consacrati: la grazia di Dio riversata nelle loro mani. Il consacrato è colui che ogni giorno si guarda e dice: “Tutto è dono, tutto è grazia”. Cari fratelli e sorelle, non ci siamo meritati la vita religiosa, è un dono di amore che abbiamo ricevuto».

Diverse, tra di loro, le storie delle novizie che si apprestano a consacrare la propria vita a Dio, un evento atteso con gioia nel monastero. Suor Beatrice, nata a Matagalpa, era una brava dentista. Ora, nella comunità delle clarisse, cura con grande premura due suore anziane inferme. Suor Noemi proviene da una famiglia numerosa di profonda fede e ha 37 anni. Nel suo paese era maestra d’asilo.

È dotata di un forte senso artistico che esprime principalmente nella eccellente lavorazione delle ostie. La vocazione è nata all’età di 15 anni, perché quando vedeva le suore provava una gioia profonda. Suor Cecilia è nata in un paese vicino Darío e proviene da una famiglia devota alla Vergine di Fatima. Esegue molti lavori pratici, ma il talento si fa notare soprattutto in cucina. Le sue ricette? Ugualmente divise tra specialità italiane e centroamericane.

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La storia e la cultura del Lazio Meridionale

L’Istituto di Storia e di Arte del Lazio meridionale è nato a Roma nel 1945 e riconosciuto come Ente Morale nel 1974. La sua sede legale è ad Anagni nel convitto “Regina Margherita”. Bonifacio VIII. L’Istituto si propone di promuovere e diffondere, anche attraverso la ricerca e lo studio, la conoscenza della storia, dell’arte e delle tradizioni popolari del Lazio meridionale; di favorire la conservazione dei monumenti e delle opere d’arte che ne sono l’espressione; di svolgere attività educative per la diffusione di questi fini, anche attraverso un organico rapporto di scambio e di collaborazione con il mondo della scuola e delle università; di esplicare un servizio culturale di carattere operativo tramite la gestione di musei, biblioteche, archivi e altre istituzioni culturali del territorio.

Incontriamo il professore Gioacchino Giammaria, presidente dell’Isalm, per parlare delle iniziative più recenti, a cominciare dalle mostre mensili dedicate a Dante nel 700esimo anniversario della morte.  

Nella mostra mensile di novembre sui luoghi di Dante si parla di Ceprano.  Quali documenti sono esposti nella mostra?

Si tratta per lo più di documenti visivi relativi alla posizione di Ceprano nel suo contesto territoriale. Come è noto Dante nella Divina Commedia menziona tale cittadina due volte: a proposito del passaggio dell’esercito invasore angioino nel 1265 e per la supposta sepoltura di Manfredi sul ponte. Ecco, proprio il ponte sembra centrale nella storia di questo paese ciociaro. Esso si trova a cavallo delle due sponde del Liri e consente l’attraversamento di questo fiume che è la linea di confine fra Stato Pontificio e Regno del Sud (in verità il confine poco più su del fiume). Il ponte è il simbolo eccellente della linea di divisione di un territorio. Nella mostra ci sono alcuni dei diversi ponti costruiti e documentati in età moderna, riproduzioni di progetti e di una medaglia ricordo emessa da Papa Paolo V per celebrare i lavori alla strada Latina e al ponte. Ma Ceprano è sorto lì in quel punto preciso poiché è stato costruito su una lingua di terra, un promontorio, che si incunea in una grande ansa formata dal Liri. Ansa che è stata fatta diventare un’isola con il taglio dell’istmo e la creazione di un canale. Oltre ad essere luogo di confine e passaggio, abbiamo per i primi decenni del Trecento alcuni documenti importanti che sono stati studiati e lo storico De Santis ha pubblicato un libro che ci fa conoscere il territorio e uno spaccato dell’economia agricola del tempo, grazie appunto ad alcuni registri di conti conservati nell’Archivio Apostolico Vaticano. Un vero colpo di fortuna poiché questi documenti sono estremamente rari.

Quali luoghi ha toccato i precedenti eventi di Dante 700 promossi dall’Isalm? E cosa è ancora in programma per questo anniversario?

Nel dicembre 2020 abbiamo organizzato, in collaborazione con il Centro studi internazionali Ermini,  un convegno dal titolo Dante, Bonifacio VIII ed il Lazio meridionale. Confronti interregionali ed europei. Ad esso hanno partecipato studiosi che hanno affrontato temi d’interesse territoriale e con confronti significativi con regioni come la Campania, la Sardegna e altre zone del Lazio. Al convegno fa seguito Dante 700, una serie di quattro conferenze con esposizione documentaria relativa ad alcune località menzionate basso laziali da Dante nella Comedia. Queste sono Anagni, Cacume, Ceprano e nella zona pontina, Astura ed Fossanova. Abbiamo chiamato questo nostro ricordar Dante, il padre della lingua italiana, con il numero del centenario della sua morte, avvenuta la notte fra il 13 ed il 14 settembre 1321. Ecco perché teniamo questa manifestazione tutti i 14 degli ultimi quattro mesi dell’anno. La prima mostra e conferenza ha toccato l’Anagni del secondo Duecento e del primo Trecento, gli anni in cui la città era legata ai Caetani e, soprattutto, al più formidabile nemico di Dante, papa Bonifacio VIII. Si è presentata una silloge di documenti, anche visivi poiché è stato possibile ricostruire alcuni aspetti toponomastici e topografici di Anagni città e del suo territorio. Dopo la mostra si è tenuto una video conferenza sull’argomento. Il secondo argomento riguarda la nota montagna di Cacume, caratteristica per la sua vetta a cono che spicca dal corpo montuoso. Dante la menzionerebbe nel Purgatorio per significare l’asprezza della salita del processo di redenzione colà operato dalle anime purganti. Quella che Dante menzionerebbe il monte che sovrasta Patrica è una lezione non del tutto accettata e soprattutto sembra strano che Dante abbia potuto conoscere questo monte così remoto rispetto ai percorsi certi che egli fece. Una cosa del tutto sconosciuta è il fatto che invece ai tempi di Dante sopra la vetta di Cacume si ergeva un paesello di cui si conoscono i nomi delle due chiese, di alcuni suoi abitanti e diversi fatti della sua storia. Anche su questo si sono esposti materiali ed illustrati in conferenza i più diversi, atti ad illustrare le poche cose che si sanno di questo paese scomparso quasi certamente alla metà del Trecento con la Peste Nera. Dopo Ceprano a dicembre si parlerà di due importanti località pontine, presenti indirettamente nei versi di Dante: Astura e Fossanova. La prima per il tradimento che i signori di Astura hanno perpetrato contro Corradino e la seconda per il rapporto con Tommaso d’Aquino. Ci sarebbe anche il Circeo per via di Ulisse che rimase a lungo colà prigioniero della maga Circe; l’autore della ricerca, il prof. Ciammaruconi, ha preferito soffermarsi solo sulle prime due località che saranno adeguatamente illustrate grazie ad apparato iconografici, topografici anche molto antichi. Le ultime conferenze sono seguite da alcune classi di un Istituto di istruzione superiore di Latina.

Nei giorni 3 e 4 dicembre è previsto un importante convegno annuale. Di cosa si tratta?

Ogni anno a dicembre il nostro Istituto organizza un convegno di studi storici in collaborazione con altri enti e concernenti temi storiografici d’interesse basso laziale ma con confronti tematici relativi ad altre regioni d’Italia e d’Europa. Abbiamo parlato di storia locale, di paesaggio, della transumanza, di Dante e Bonifacio VIII e quest’anno affronteremo un questione storiografica importante relativa alla storia locale in rapporto con l’erudizione. Si tratta anche di mettere a confronto discipline che sono diverse ma concomitanti con la storia (ad esempio la letteratura, la sociologia, l’antropologia e così via) che hanno uno stretto legame con la storia. Tutte le ricerche, nel campo delle diverse discipline, predispongono materiali, dati, informazioni che costituiscono la base dell’erudizione e delle notizie la cui rielaborazione dà vita alla storia. Diversi studiosi stanno lavorando per discuterne in una prospettiva basso laziale ma con i soliti confronti interregionali. Il convegno si può seguire anche in streaming/videoconferenza con link sul sito internet dell’Isalm (www.isalm.it)

Quali progetti in cantiere per l’anno 2022?

A gennaio terremo il nostro ventiduesimo convegno annuale a Morolo sulle tradizioni popolari e tematiche affini come l’antropologia culturale, la storia in una prospettiva di etnostorica. Il tema è di carattere generale per poter ospitare  gli studiosi che hanno realizzato ricerche e magari non rientrerebbero in un convegno a tema (che invece sarà proposto nel 2023). Poi stiamo organizzando, pandemia permettendo, una serie di attività di diffusione come convegni, conferenze, seminari, presentazione di libri (fra cui quella chiamata Un brindisi ai libri, realizzata a luglio nel Parco del Convitto nazionale Regina Margherita, con brindisi finale ai libri presentati; tale manifestazione si avvale della presenza degli autori che presentano essi stessi le loro opere. Poi abbiamo il convegno di fine anno che si occuperà di statuti antichi e nel frattempo pubblicheremo Latium 39 e alcuni volumi già in cantiere fra cui gli atti dei convegni realizzati o previsti.

Miriam Diurni, una guida in rosa per gli industriali ciociari

Anagnina, 45 anni, studi umanistici e una vasta esperienza nel campo imprenditoriale. Miriam Diurni è stata eletta presidente degli industriali ciociari lo scorso ottobre dopo un lungo percorso lavorativo.

Una donna alla guida di Unindustria Frosinone: la considera una conquista personale o il segno di una società che si evolve?

Entrambe le cose. Ormai e per fortuna, nella società odierna le donne ricoprono un po’ tutti i ruoli. Questo è dovuto sicuramente ad una diversa percezione ed apertura nei confronti di quello che veniva considerato il “sesso debole”. E sinceramente penso perché ci si è resi conto che le donne di debole hanno ben poco, anzi, hanno saputo dimostrare di avere le competenze e le attitudini per ricoprire ogni ruolo. Oggi possiamo affermare di avere conquistato le pari opportunità, anche se non nego che bisogna continuare a lavorarci sopra: è ancora molto raro, ad esempio, che, quando si pensa a chi potrebbe ricoprire un ruolo apicale, venga in mente per prima una donna. Dal punto di vista personale, più che una conquista, considero la mia nomina il coronamento del mio impegno in associazione. Ho iniziato anni fa con il Gruppo Giovani Imprenditori, poi con il Comitato Piccola Industria; ho partecipato attivamente sia alle iniziative a livello locale che a livello regionale, ho acquisito esperienza e conosciuto il territorio e posso dire che l’ho fatto anche divertendomi e sempre con entusiasmo. Probabilmente anche questo è trapelato.

In una sua dichiarazione ha affermato che fare l’imprenditrice e la mamma è difficile ma non impossibile. Come si riesce a conciliare i due impegni?

Con l’organizzazione, innanzitutto, e con il supporto di tutta la famiglia: soprattutto del mio compagno per il quale non è assolutamente un problema condividere le responsabilità in casa, in particolare quelle genitoriali. Semplicemente, ci dividiamo i compiti in base al tempo che ognuno di noi, di volta in volta, ha a disposizione. Poi bisogna rinunciare un po’ al tempo libero, che in questi casi va completamente dedicato alla famiglia, per fare cose insieme e parlare. Per il resto si impara a correre, ad “incastrare” gli impegni e a dimenticare la stanchezza quando i figli hanno bisogno.

Guardando alla sua carriera, ritiene di avere incontrato difficoltà in quanto donna?

Personalmente, ritengo di essere stata fortunata e, in qualche modo, rispetto a tante altre donne, agevolata dal fatto di essere figlia di imprenditore ed aver costruito la mia carriera all’interno dell’azienda di famiglia. Certo, guardandomi indietro oggi, mi rendo conto che il mio percorso non è stato così facile come a prima vista potrebbe sembrare. Ho fatto la gavetta ed ho dovuto dimostrare, anche a me stessa oltre che agli altri, che il mio valore andava oltre l’essere semplicemente la figlia del capo. Ad esempio, mai avrei pensato, vent’anni fa quando ho iniziato, che un giorno sarei stata a capo del Consiglio di amministrazione dell’azienda o che sarei stata eletta Presidente di Unindustria Frosinone, la percezione che avevo è che quelli fossero ruoli in qualche modo già “destinati” agli uomini. In alcuni contesti e circostanze, ad esempio, una delle difficoltà che come donna incontri, soprattutto quando sei giovane, è quella di doverti letteralmente conquistare lo spazio per parlare, per far valere la tua opinione e, perché no?, influenzare le decisioni strategiche. Molte donne, per questo, rinunciano. Io ho imparato ad essere sintetica, ma efficace.

E quali sono state le tappe di questa carriera fondamentali per arrivare al ruolo che oggi ricopre?

In azienda sono entrata sin da giovane ed ho iniziato dal basso, imparando così a conoscerne tutti i settori e le funzioni. Ho cominciato in un momento in cui l’azienda cresceva e si andava sempre più strutturando: quando ne ho intravisto la possibilità, ho chiesto che mi fossero affidate delle responsabilità dirette. La svolta poi è stata improvvisa ed inaspettata: la morte di mio padre in un momento in cui l’azienda soffriva già da qualche anno un periodo di crisi. C’era bisogno in quel momento di innescare un cambiamento, di reagire con un approccio nuovo, per questo motivo io e mio cugino, che facevamo già entrambi parte del management, abbiamo preso le redini. Anche in Unindustria, in un certo senso, ho fatto la gavetta… Sono entrata nel Gruppo Giovani Imprenditori, prima come semplice componente, poi come vice-presidente; poi nel Comitato Piccola Industria, dove fino a maggio sono stata Presidente del Comitato di Frosinone e vicepresidente regionale. Sono vice-presidente della Sezione Trasporti, fin dalla costituzione di Unindustria come associazione che unisce tutte le articolazioni territoriali del Lazio. Sono stata impegnata anche in Camera di Commercio e nel Consiglio di Amministrazione del Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Frosinone. Poi è arrivata la proposta di succedere a Giovanni Turriziani alla guida di Unindustria Frosinone. Non nego che inizialmente ho avuto qualche titubanza per via della grande responsabilità che tale ruolo richiede: a convincermi sono stati il sostegno e la fiducia che sia Giovanni Turriziani che tutti gli imprenditori della provincia mi hanno dimostrato. Non smetterò mai di ringraziarli per questo. Sono sicura che insieme riusciremo a traghettare la nostra provincia fuori dalla crisi economica e sanitaria che da un anno ci sta attanagliando.

Sinergia, dialogo e ascolto. Sembrano essere le direttrici che segue come imprenditrice e come presidente di Unindustria. Crede che in questo le donne abbiano una marcia in più?

Sicuramente sì. Le donne in linea di massima sono più sensibili in questo senso, non so se perché sono naturalmente predisposte o perché imparano ad esserlo. Qualunque sia il motivo, in questo momento abbiamo bisogno di empatia, di saper guardare oltre, ribaltare i punti di vista. Personalmente ritengo che sia fondamentale lavorare in team per analizzare i problemi sotto diverse sfaccettature, perché dove non vede una persona, magari vede un’altra. Il dialogo, il confronto, l’ascolto sono importanti in tutti i settori perché sono utili ad ampliare le prospettive. Io sono una persona con delle convinzioni ben definite, ma mi entusiasmo quando trovo chi è capace, con argomentazioni efficaci, di farmi cambiare idea.

Come è lo stato dell’imprenditoria femminile nella provincia di Frosinone?    

Secondo il Rapporto 2020 sull’imprenditoria femminile di Unioncamere, Frosinone si trova tra le prime dieci posizioni, esattamente al quarto posto, nelle graduatorie provinciali per incidenza percentuale delle imprese femminili sul totale delle imprese. Nell’anno 2019 in provincia di Frosinone si contavano 4128 imprese femminili, il 27,9% sul totale delle imprese nel territorio provinciale. Per un confronto, il dato a livello nazionale è del 22% sul totale delle imprese. Per lo più, le imprese gestite da donne fanno parte del settore terziario, sono principalmente imprese medio-piccole e sono maggiormente sviluppate al centro-sud. Il Lazio, nella graduatoria regionale, si trova al secondo posto, dopo la Lombardia. Sono dati che testimoniano un ruolo molto attivo delle donne nel tessuto imprenditoriale della provincia. Aggiungendo ai dati un commento personale, a proposito delle imprenditrici ciociare che ho il piacere di conoscere, posso dire che, non solo sono molto attive, ma anche competenti, innovative e determinate.

Ad Anagni scatti di bellezza con il calendario Art & Moda 2021

I mesi del nuovo anno potranno essere scanditi anche dagli scorci di una delle più belle città medievali del Lazio, Anagni, messi in risalto dal calendario Art & Moda 2021. Si potranno ammirare scatti che vedono aggiungersi, alla maestosità dei luoghi, la bellezza dei modelli e delle modelle dello Studio 13 Agency Events che promuove l’iniziativa.  

Oggi la presentazione al pubblico del calendario, soltanto on-line dati i tempi di restrizioni, arrivato alla quarta edizione con nuove partnership e collaborazioni con alcuni commercianti di Anagni.

Hanno partecipato il Maestro orafo Maurizio Imperia, la stilista Fabiola Quarmi Couture, la boutique La Castellana, Mampieri Moda e Petit Fleur. Le acconciature sono state curate da Effetto Donna.

A loro vanno i ringraziamenti degli organizzatori, estesi a Retro Garage, il Giardino delle fate e Frantoio del Vicolo Divino per la concessione degli spazi esterni dove è stato realizzato il servizio curato da Fotografi Sportivi.

L’idea è firmata dal talent scout Marco Franceschetti, che dichiara: “Ringrazio l’amministrazione comunale di Anagni per la gentile concessione per la realizzazione di tutti gli scatti nella ridente cittadina. Il calendario sta riscuotendo un numeroso successo di prenotazioni. Chi volesse prenotarlo, potrà recarsi presso i commercianti elencati oppure inviare un sms al numero 389.90.41.407”.

Patto di amicizia tra Anagni a Assisi nel nome di Chiara

di Enrica Bruni – Il prossimo 11 agosto, nella sala consiliare del Comune di Assisi, verrà siglato il Patto di Amicizia tra le due comunità rappresentate dal sindaco di Anagni, Daniele Natalia, e il sindaco di Assisi, Stefania Proietti, e le loro delegazioni. Una cerimonia semplice sancirà il legame tra le due città, permeate fin dal Medioevo di storia religiosa di altissimo significato, ben nota, documentata e conosciuta in tutto il mondo.

Questo Patto di Amicizia consentirà di promuovere, in modo unitario e coordinato, diverse iniziative per aumentare la visibilità e la promozione delle straordinarie ricchezze artistiche e culturali, un patrimonio dell’umanità e del sentimento religioso, che Assisi e Anagni custodiscono da tanti secoli.

La storia delle nostre città, interpretata dai massimi interpreti dell’epoca, appare senza dubbio intrecciata alle personali vicissitudini di San Francesco e Santa Chiara, alla loro santità, che si rivelava già in vita al popolo attraverso ogni loro gesto e azione.

Quasi come due rotaie dello stesso binario, le loro esistenze correvano parallele, collegate e sorrette dalla stessa vivida fede e dal desiderio di testimoniare in casta umiltà il Vangelo in ogni loro opera e iniziativa, sempre a favore dei sofferenti e dei poveri.

Tre Papi anagnini si sono confrontati con la santità di Chiara e Francesco. Gregorio IX aiutò Francesco a redigere la sua regola. Alessandro IV, nell’ anno 1255, iscrisse Santa Chiara nel libro dei Santi, a soli due anni dalla morte, nella maestosa Cattedrale di Santa Maria Annunziata di Anagni. Il pontefice Innocenzo III ne approvò la regola non bollata, di cui il prossimo anno ricorre l’ottavo centenario.       

L’esistenza terrena di Santa Chiara, le circostanze personali, le sue opere di preghiera e di carità, si svolsero quasi in simbiosi spirituale con quelle di San Francesco, che conobbe sin da bambina e che le ispirò l’ideale di vita a cui rimase fedele fino alla morte avvenuta l’11 agosto 1253 ad Assisi, dove le sue spoglie riposano nella stupenda Basilica a lei dedicata.

Così oggi, questo impegnativo incontro tra le due città che segnarono da una parte la vita terrena e dall’altra l’ascesa agli altari di Santa Chiara, trova la sua valida ragion d’essere e il suo fondamento in queste radici antiche. In questo filo invisibile dello spirito, teso tra Assisi e Anagni fin da quel lontano e lieto evento di canonizzazione.  

In questi tempi di spinta globalizzazione, dell’apparire mediatico, degli schermi sempre accesi e accessibili delle telecomunicazioni, di cui Santa Chiara fu dichiarata patrona da Papa Pio XII nel 1958, si celebra questo patto di amicizia fra le due comunità, riprendendo idealmente e portando ancora avanti quel binario su cui tutti possono salire, indicato da Chiara e Francesco quale unico percorso di salvezza possibile per tutta l’umanità.

Questo vincolo amicale tra i luoghi legati alla Santa, proprio nel giorno della sua ricorrenza, si concretizza in un’annata difficile per tutto il mondo, in un tempo che, a causa della pandemia, non concede spazio a particolari sfarzi o festeggiamenti in grande stile, imponendo sobrietà in tutte le cerimonie pubbliche.

Ma, forse, a Santa Chiara questa semplicità ridotta all’essenziale sarà comunque gradita. Perché lei preferiva pregare, vivere e sacrificarsi nell’ombra, per meglio indicare agli uomini, presi dai loro travagli, tutto il fulgore della luce eterna che li attendeva fuori dal tunnel delle loro tribolazioni e di cui voleva essere solo un umile specchio fedele.     

Ringrazio l’Amministrazione comunale di Assisi e questa città che mi hanno accolto con gentilezza e affabilità. Grazie agli amici che nei momenti di difficoltà non mi hanno mai abbandonato.

Enrica