Una professionista estremamente eclettica, un’italiana emigrata all’estero che ce l’ha fatta. Maria Teresa De Donato, romana, da quasi 25 anni vive in Texas e da poco ha pubblicato il suo primo romanzo dal titolo “Oceano di sensi”. Una nuova esperienza, dopo i numerosi libri scritti nell’ambito del suo lavoro. La dottoressa De Donato è naturopata, life strategist, coaching olistico e spirituale e molto altro.
Come è iniziato il suo percorso professionale?
Sono vissuta, ho studiato e lavorato a Roma fino agli inizi del 1995, quando mi sono trasferita negli Usa. I miei genitori, che erano amanti della cultura, dei libri, delle lingue e dei viaggi, mi fecero studiare inglese sin da bambina. Questo ha spianato la strada agli studi linguistici e turistici. Finite le scuole medie, mi sono iscritta all’Istituto Tecnico per il Turismo, diplomandomi all’I.T.T. J.F.Kennedy dove all’inglese si sono affiancati il francese ed il tedesco. Dopo il diploma ho proseguito con l’Università, Facoltà di Magistero, Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere Moderne, che però ho abbandonato alla fine del secondo anno per mancanza di interesse. Dal 1980 al 1982 ho studiato anche giornalismo alla Scuola Superiore di Giornalismo Accademia. Dopo vari lavori e collaborazioni ho superato alcuni concorsi pubblici e sono entrata al Ministero della Salute dove sono rimasta in servizio per molti anni.
Come è maturata l’idea di lasciare l’Italia?
L’Italia e soprattutto Roma le ho nel cuore anche se non rimpiango affatto le alzatacce alle 5.30 di mattina tutti i giorni per andare a lavorare. Mi alzavo ed uscivo molto presto per evitare il traffico. Continuavo a chiedermi come fosse possibile condurre per 40 anni quella vita, così come avevano fatto mio padre ed altri milioni di persone. Un mio caro collega mi parlava spesso di suo fratello che era vissuto per vari mesi in Australia. Io rimanevo affascinata dai suoi racconti. Continuavo a sognare e a visualizzare terre lontane, civiltà e culture diverse, un’altra vita, pur reputandomi molto fortunata per il lavoro che avevo nella pubblica amministrazione e che mi ha insegnato molto sotto tutti i punti di vista. L’opportunità di venire negli Usa si è presentata anni dopo grazie al lavoro di mio marito. Quindi prima abbiamo accettato la sua assegnazione qui in Texas e poi abbiamo deciso che forse valesse la pena restare.
Cosa le manca dell’Italia?
Mi mancano sicuramente non solo familiari ed amici, ma anche la vita sociale più intensa, l’abbondanza di arte di cui noi italiani possiamo e dobbiamo assolutamente essere fieri e che ci invidia il mondo intero. Se solo ci rendessimo conto – con il cuore prima ancora che con la ragione – ed operassimo e ci attivassimo in armonia con questa consapevolezza e con un maggiore spirito di solidarietà e di senso civico, trasformeremmo il nostro martoriato Paese in un paradiso. Ovunque sono andata sia in Europa sia negli Usa sono stata favorevolmente accolta proprio per il fatto di essere italiana.
Il suo curriculum è importante: naturopata, life strategist, coaching olistico e spirituale, tanto per citare alcune attività. Cosa fa esattamente, come ha scelto questi lavori, in che modo li svolge, quale passione c’è dietro?
Una volta trasferitami negli Usa, non potendo lavorare per molti anni per ragioni burocratiche, ho ripreso gli studi accademici proseguendo prima quelli giornalistici con l’American College of Journalism e successivamente conseguendo le lauree Bachelor, Master e Dottorato in Salute Olistica. Mi sono specializzata in Naturopatia – quindi in Alimentazione ed Erbalismo sia occidentali sia orientali, inclusi principi di Ayurveda e Medicina Tradizionale Cinese ed altre metodologie olistiche – e in Omeopatia Classica. Oltre a ciò, ho frequentato molti corsi in settori sempre legati alla salute. Quest’ultima è sempre stata un elemento molto importante sin da quando sono nata. I miei genitori erano molto attenti all’alimentazione sana ed equilibrata, all’esercizio fisico, al riposo, ai rimedi naturali. Si è trattato, di fatto, di un training che ho ricevuto sin dall’infanzia. Durante l’adolescenza, per ragioni di salute mi sono avvicinata all’Omeopatia. Quest’ultima mi ha aperto gli occhi sulla veduta “olistica” della vita, prima ancora che della salute. Ho capito quanto fosse importante: a) valutare l’individuo nella sua complessità ed unicità, in cui mente, corpo e spirito sono indissolubilmente interconnessi l’uno all’altro, b) identificare sintomi e malattia come il linguaggio usato dal nostro corpo per comunicare con noi un suo squilibrio, piuttosto che considerarli nemici da combattere. Successivamente, un corso manageriale medico-amministrativo frequentato molti anni fa e che mi aveva appassionata molto ha ulteriormente spianato la strada. Ad un certo punto, facendo delle ricerche su studi accademici, mi sono imbattuta in Global College of Natural Medicine e mi sono letteralmente innamorata dei loro programmi. Mi sono detta: “Go for it!” (Fallo!). È stato un percorso molto intenso, ma altrettanto stimolante e che ho amato da subito. La mia attività di coaching era iniziata circa 35 anni fa come Coaching Personale e Spirituale. Negli anni, tramite collaborazioni con HR, Aziende specializzate nel reperimento, nelle interviste, e nella selezione del personale la mia sfera di competenze si è ampliata permettendomi di aggiungere anche Istruzione e Carriera. Con i successivi studi accademici e le conseguenti specializzazioni, il mio Coaching è diventato a 360̊, includendo quindi anche Salute e Benessere. Il tutto nasce da una mia grande passione che abbraccia di fatto varie discipline. Le mie attività le svolgo da casa tramite email e videoconferenze. Essendo una persona eclettica ho molti interessi. Non solo, ma sono attratta da ciò che è nascosto, velato, direi quasi “esoterico”. Non sono interessata a dire ad una persona quanti grammi di pasta, di pane o quanti grammi di proteine o di verdure deve mangiare ad ogni pasto. La educo spiegandole cosa e come mangiare e cosa evitare, ma poi le lascio la scelta di assumersi la responsabilità di tornare alle vecchie abitudini o di rimboccarsi le maniche ed iniziare una nuova vita partecipando attivamente alla sua salute. Sono molto più affascinata dal capire il perchè la persona è in sovrappeso, cosa la spinge a mangiare freneticamente e a cercare anche “junk food”, e quali sono le vere ragioni dei sintomi e della malattia che non dal limitarmi a consigliare rimedi erboristici, omeopatici e/o integratori alimentari, anche se, naturalmente, sono anch’essi parte della mia attività di consulenza. Di fatto sono una Educatrice, una grande Motivatrice, una Ricercatrice Spirituale. Cerco di aumentare la consapevolezza negli altri affinchè migliorino non solo la propria vita, ma contribuiscano anche alla creazione di un mondo migliore.
Oceano di Sensi è il suo primo romanzo. Come è nato?
Ho iniziato a scriverlo molti anni fa. Ogni tanto lo mettevo via e, per una ragione o per l’altra, davo la priorità ad altro. Mi piacevano trama e personaggi, ma mi sembrava che mancasse sempre qualcosa e non sapevo cosa. Ad un certo punto ho capito cosa mancava, l’ho aggiunto. Il tutto si è arricchito di particolari preziosi, ha preso forma e consistenza e alla fine l’ho pubblicato. Molti sono i fattori che mi hanno spinta a scrivere questo romanzo: l’esperienza di persone che, benché di origini italiane e spesso siciliane, sono vissute in Libia per molti anni o ci sono persino nate; l’aver conosciuto donne che sono state abbandonate dai loro mariti ed hanno dovuto crescersi i figli da sole; la storia della colonizzazione italiana in Libia di cui io stessa sapevo poco e di cui raramente si parla; il desiderio da parte mia di capire meglio quel periodo della nostra storia, pur cercando di mantenermi equidistante tra italiani che erano andati in Libia prevalentemente alla ricerca di un lavoro e per garantirsi così un’esistenza se non ricca quantomeno decorosa e popolazione libica locale. Inizialmente il romanzo non l’avevo concepito come ‘erotico’. Successivamente, però, dovendo affrontare il rapporto di coppia, proprio per la mia veduta olistica del Tutto, non ho potuto fare a meno di approfondire anche il tema erotismo e sessualità. Il romanzo ha finito, dunque, con il diventare profondamente erotico. Sessualità ed Erotismo in esso non sono, tuttavia, il fine, ma solo componenti importanti. Oceano di Sensi può essere visto come un romanzo erotico, ma anche storico, d’amore ed altamente introspettivo. Diciamo che, proprio per la sua varietà di elementi, può interessare ed affascinare un pubblico molto ampio ed essere interpretato in vari modi.
Cosa vuol dire la scrittura per lei?
Scrivere è per me ossigeno. Quando scrivo sono un fiume in piena. Scrivere per me è un modo per esprimere la profondità del mio essere, per viaggiare con la fantasia ovunque, per vivere altre vite, altre dimensioni, altre realtà, per penetrare il mistero della vita stessa, dell’universo. Tutto questo lo applico anche alla lettura, altra mia grande passione.
Lei è un’italiana che all’estero ha trovato il successo. Quali opportunità le hanno offerto gli Usa che forse non avrebbe avuto in Italia?
Benché l’America sia molto cambiata da quando sono arrivata nel 1995 e purtroppo non necessariamente in meglio, gli Usa rappresentano ancora un Paese che offre molte possibilità se tu ti metti in gioco e ti dai da fare. Il mio sogno – sin da ragazzina – era quello di diventare una scrittrice, una giornalista, ma in Italia è sempre stato tutto altamente politicizzato, troppo legato a discorsi di tesseramenti, favoritismi e clientelismi. Forse oggi le cose, almeno in certi ambiti, sono un po’ diverse proprio grazie ad Internet ed ai nuovi media: sono molto felice di vedere, anche e soprattutto in Italia, il pollulare di tantissime iniziative culturali. La gente si sta dando molto da fare e, laddove non trova spazio attraverso quelli che potremmo considerare “canali tradizionali”, si rimbocca le maniche e si apre un varco attraverso la creazione di blog e/o associazioni culturali. Fino a quando io sono vissuta in Italia – in un’era in cui non c’erano né internet né social media – ho visto molto raramente prevalere la meritocrazia. Ho trovato porte pravelentemente chiuse. Qui negli Usa, al contrario, e proprio per una cultura ed una mentalità profondamente diverse, ho potuto realizzare alcuni miei grandi sogni: riprendere e portare a termine studi accademici, cosa che in Italia non mi sarebbe stato possibile fare ed intraprendere l’attività di scrittura fino a farla diventare una carriera a tempo pieno. L’informazione, o meglio, la possibilità di reperire informazioni/notizie, è un altro aspetto che ho trovato molto positivo in America, al contrario di quanto avvenga da sempre in Italia dove molte informazioni che dovrebbero essere alla portata di tutti vengono gestiti come segreti di Stato.
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